Convento di San Francesco in Gubbio

Cenni Storici

Testi a cura di Francesco Mariucci

Da una bolla di Papa Alessandro IV si apprende che la chiesa era già officiata nel 1256. Fu ultimata, probabilmente, solo alla fine del secolo, quando saliva al soglio pontificio il primo papa francescano Niccolò IV (pontefice dal 1288 al 1292), il quale, nel 1291, concedeva indulgenze a quanti avessero contribuito all’ultimazione dei lavori della chiesa stessa.

La facciata principale (ovest), è spartita in tre settori delimitati da lesene. La parte superiore risulta incompiuta. E probabile che il progetto primitivo prevedesse tre finestre rotonde così come si ricava dal disegno della muratura interrotta. Il rosone centrale, installato solo nel 1958, proviene dalla chiesa di San Francesco a Foligno. I prospetti verso Piazza Quaranta Martiri, o del Mercato, sono scanditi da lesene e monofore trilobate, ad eccezione della piccola facciata (lato nord) che contiene il portale gemino e il bellissimo e originale rosone. Il campanile, realizzato sull’abside minore di sinistra, fu costruito nel secolo XV. L’interno dell’edificio presenta uno schema basilicale a tre navate. Le pareti interne erano completamente rivestite da cicli pittorici ad affresco, opere che furono sommerse o cancellate nella radicale trasformazione del secolo XVIII. Gli affreschi medioevali superstiti, riscoperti nel 1938, testimoniano Io splendore della chiesa tra Duecento e primo Quattrocento. Il cosiddetto “Maestro di San Francesco di Gubbio” (attivo tra il 1270 e il 1280 circa) decora il catino dell’abside centrale e la parte superiore dell’abside destra basilica È un pittore seguace dei grandi artisti attivi nella basilica di Assisi prima dell’avvento di Giotto, ovvero prima della ‘svolta realistica’ della pittura italiana della fine del XIII secolo, Tra il secondo e il terzo altare a sinistra (n. 2) si conservano alcune tracce di affreschi realizzati sullo scorcio del Duecento da un artista fatalmente attratto dalla rivoluzionaria corrente giottesca assisiate come bene dimostrano le rese plastiche, scultoree, delle figure ritratte; è il riflesso degli straordinari eventi che avvengono nella basilica superiore di Assisi, prima capitale dell’arte italiana. Pochi anni dopo (1320 circa) un altro pittore uscito dai grandiosi cantieri assisiati, il cosiddetto “Maestro Espressionista di Santa Chiara” (l’eugubino Palmerino di Guido?), allievo diretto di Giotto, affresca la parte bassa dell’abside di destra costituente la cappella Sforzolini.

Risalgono agli inizi del Quattrocento (1410-1415 circa), invece, gli affreschi con le Storie Mariane dell’abside a sinistra, capolavoro giovanile del pittore Ottaviano di Martino Nelli. A supporto dell’illustrazione, il Nelli, oltre ai vangeli canonici, ha attinto largamente ai vangeli apocrifi e alla “Legenda Aurea” del domenicano Iacopo da Varazze (1228¬1248).

Ma il luogo più significativo di tutta la chiesa è costituito dall’attuale sagrestia, vera “cella memoriae” che la costante tradizione eugubina, avvalorata dai rinvenimenti archeologici, indica da sempre come la casa degli Spadalonga, la ricca famiglia di mercanti che offrì una pronta accoglienza e la “povera tunica” a Francesco nell’inverno del 1206, dopo il suo esodo senza meta dalla città di Assisi a Gubbio. Per questo fatto storico, narrato da fra Tommaso da Celano (+1260), la città di Gubbio si dichiara con orgoglio “seconda città di S. Francesco”.

it_ITItalian
en_USEnglish it_ITItalian